Finanziare il progresso

Sono 12.291 le Start-up registrate in Italia dal 2012 ad oggi. Imprese giovani, ad alto contenuto tecnologico, affamate di crescita; di cui il 14% si sta facendo spazio nei settori innovativi, di stampo energetico, dimostrando quell’attenzione delle nuove generazioni alle questioni ambientali.
Senz’altro un’idea col sapore del “sogno americano”: gli USA, Paese delle opportunità, hanno visto nascere le più grandi start-up proprio nella Silicon Valley, oggi culla dell’hi-tech e riferimento mondiale per il settore innovazione.
In Italia il panorama è abbastanza diverso, ma non per questo le start-up rimangono a mani vuote. Il governo preme affinché queste nuove imprese possano farsi portatrici di uno sviluppo più sostenibile, innovativo e competitivo, ecco perché vi sono non pochi incentivi, a disegnare la pista di lancio per queste nuove attività.
Parliamo di incentivi e finanziamenti che partono sin dal momento della loro nascita, dalla costituzione digitale e gratuita agli incentivi fiscali all’investimento nel capitale di start-up innovative, e molto altro.
Come nasce un’idea?
Ma come nasce una start-up? Quali i passi da seguire per fondare finalmente la tua attività? Hai in mente il tuo prodotto, è lì davanti ai tuoi occhi, lo puoi vedere. Quindi come fare per portarlo alla luce?
Perché una start-up
Adesso che davanti a te si inizia a delineare un percorso da seguire, parliamo dei vantaggi che una start-up può portare in campo imprenditoriale.
- Una struttura flessibile: le start-up quasi mai sono caratterizzate da una ferrea gerarchia interna; questo sia perché l’impresa è nuova e i ruoli non sono ancora ben delineati, sia per la bassa età dei suoi dipendenti.
- Progredire per risultati: come dicevamo i ruoli non sono ben definiti, il concetto di anzianità o progredire per maggiore età non è di casa. Quello che conta davvero è raggiungere risultati tangibili. L’impegno sul lavoro diventa quindi diverso: più stimolato e dinamico.
- Si creano legami: fondare una start-up o prendervi parte nei primi periodi, significa trovare un gruppo ristretto di persone con cui stare a contatto ogni giorno. E visto che spesso si finisce per avere la stessa età ci si ritrova come in famiglia; si creano legami e amicizie che spesso vanno oltre le porte dell’ufficio.
- Livelli di innovazione elevati: la start-up mastica innovazione e tecnologia quotidianamente, ma quello che è da tenere in considerazione è la mentalità che sta dietro alle dinamiche di queste aziende. Inclusività, dialogo, confronto, insomma pratiche di lavoro quasi “innovative” se paragonate a molte aziende presenti sul mercato da anni.
L’età media dei soci che hanno quote nelle start-up (nel 2018) è di 46 anni.
Le start-up sono sempre più caratterizzate dalla presenza femminile: il 4,2% delle start-up sono composte interamente da donne.
La componente multiculturale è sempre più un valore aggiunto, e oggi il 9,6% delle startup italiane ha tra i soci persone non italiane, per cittadinanza o residenza.
Ma attenzione! Ci sono alcuni punti da prendere assolutamente in considerazione prima di procedere:
- Ricordarsi sempre che il fallimento è dietro l’angolo, imparare a convivere con i rischi.
- Le start-up sono in continuo cambiamento; subiscono modifiche repentine per adattarsi all’ambiente circostante.
- Economicamente si percepiscono stipendi più bassi.
- C’è una diversa responsabilità, si condividono con il team sia vittorie che fallimenti.
Il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo
Una figura fondamentale per le start-up è quella del finanziatore: il primo che crede nell’idea e inizia ad investire capitali per vederla crescere. Sono proprio le banche “minori” a fare un passo avanti credendo nell’innovazione: 1/3 dei finanziamenti infatti proviene dalle BCC, che superano per facilità di finanziamento i colossi bancari. Un sogno in cui crediamo anche noi!